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domenica 29 marzo 2015

Una passeggiata in moto per ripulirsi la testa. Orvinio, pizza bianca e strade franate

Il primo sabato di bel tempo della nuova primavera.
Per una volta, niente lavoro da portarsi a casa, niente documenti da scrivere, nessun impegno particolare.
Forse dovrei lavare la moto, ma chissenefrega, guarda che sole che c'è.
Decido di farmi un giro per scaricare una brutta settimana. Mi trovo a Monterotondo (RM), abbastanza vicino a dove vivo, per alcune commissioni. E visto che Monterotondo si affaccia sulla via Salaria, decido subito di lanciarmi verso le strade della Sabina, che conosco a menadito e che mi regalano sempre qualche ora di guida piacevolissima. Direzione Rieti, supero Passo Corese e prendo la via Salaria Vecchia, attraverso Acquaviva di Nerola e mi dirigo verso Scandriglia. Bisogna solo fare attenzione a qualche tratto in cui l'asfalto non è perfetto, ma non ci sono grandi problemi e la strada scorre piacevole, lenta, immersa nel verde di fine marzo. Tra un mese cominceranno a sentirsi dei grandiosi odori nell'aria, di fiori e terra e sole.
Da Scandriglia parte la Strada Provinciale per Orvinio (SP39), una strada tutta curve fantastica, che attraversa gli incredibili spazi verdi del Parco Regionale dei Monti Lucretili offrendo paesaggi che meritano assolutamente un passaggio. Sapevo che dalla scorsa estate, in seguito ad alcune frane, la strada era purtroppo interrotta. Mi fermo a chiedere a qualcuno del posto se sia ancora così.
«Sì, in teoria è interrotta», mi risponde un anziano di Scandriglia. «Ma mettono i cartelli per togliersi il problema, in realtà si passa. Certo, è asfaltata, ma ci sono un sacco di buche. Ma si passa, tranquillo»
Di solito, in casi come questi, sono il tipo che lascia perdere e torna indietro. Ma ho sotto di me una "crossover", o almeno così sembra, e poi c'è un bel sole, mica può succedere niente di male se provo a passare di lì. E infatti ne vale la pena: grandissimi scorci, verde ovunque, un silenzio quasi irreale. Fatta eccezione per alcuni cani che si lanciano contro di me, costringendomi ad accelerare per scappare, è sempre tutto ok. Brutte buche, alcuni tratti sono più simili al letto di un torrente che a una strada, ma il mio CB se la cava benissimo e piano piano passo i 3 chilometri rovinati fino ad arrivare sul versante di Orvinio.
La Strada Provinciale per Orvinio (SP39), tra Scandriglia e Orvinio
Orvinio, il borgo più alto dei Monti Lucretili, è un paesino dove si trovano sempre - e dico sempre - motociclisti al bar centrale, con cui scambiare quattro chiacchiere e consigli per itinerari nei dintorni. E poi, soprattutto, c'è il forno di Rosina, lungo la via principale: inutile scrivere l'indirizzo, basta chiedere a chiunque. Vengono persone da tutto il Lazio per l'incredibile pizza bianca di questo locale minuscolo, con l'insegna che recita semplicemente "Il forno": ben cotta, unta (anzi, untissima), con i granelli di sale al punto giusto, perfetta. Aperta con la mortadella del minimarket di fronte, poi, è un pranzo clamoroso. Devo per forza comprarne una teglia (4€!) da portare a casa, per la felicità di tutti. Due passi per il paese con la pizza in mano, come un bambino che fa merenda, passando davanti alla chiesa di Santa Maria dei Raccomandati, con affreschi di Vincenzo Manenti, e alla Chiesa di San Giacomo, sconsacrata, eretta su disegno del Bernini e anch'essa con dipinti del Manenti. Anche i borghi più piccoli e nascosti, in Italia, offrono grandi opere d'arte, più di tante grandi città del resto d'Europa.
Da Orvinio riparto per tornare a casa, ci vuole ancora più di un'ora. Prendo la via Licinese, una bellissima strada con mille curve, lunga più di 40 chilometri, che collega la via Tiburtina (subito dopo Vicovaro) alla via Salaria (all'altezza di Osteria Nuova), passando attraverso i Monti Lucretili. Un must per i motociclisti del Lazio, veramente imperdibile. Ottimo asfalto, pochissime macchine a rovinare il percorso, bisogna proprio tenere la visiera alzata per sentire tutti i profumi nell'aria.
Da Vicovaro il bello del giro è praticamente finito. Solo l'ultimo tratto della via Tiburtina prima di Tivoli regala ancora bei paesaggi e curve piacevoli, poi è il solito traffico da cui cerco solo di scappare il prima possibile, riprendendo la strada di casa, fino a Fonte Nuova. Un bel giro, in fondo solo poco più di 100 chilometri, ma vanno percorsi tutti con calma, godendosi alcune tra le strade più belle del Lazio. E si può sempre variare sul tema: dalla via Licinese al Lago del Turano è un attimo, ma questa storia la racconto un'altra volta.


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